lunedì 20 dicembre 2010

MicroCarver - 2

di Dante Cruciani

Il riscaldamento era in blocco
La casa era silenziosa. Un'unica luce proveniva dal fondo del corridoio. Le stanze erano fredde. Si sentiva un cigolio.

Schiaffi, polvere, geometria
Quando sua moglie lo schiaffeggiava, Ettore rimaneva in silenzio. La rabbia che sentiva ribollirgli in pancia in quei momenti sembrava senza controllo. Per distrarsi pensava a Lobacevskij, al quinto assioma della geometria euclidea.

Senti anche tu questo odore?
Uscirono per prendere un po' d'aria. C'era nebbia e della campagna circostante non si vedeva nulla. “Senti anche tu questo odore?” disse lui. “La nebbia?” disse lei. “Aglio” rispose lui. Lei lo guardò, come se fosse stata colpa sua.

È per questo che ci siamo lasciati
Ero davanti alla porta e non avevo il coraggio. Mi aveva invitato lei, dopo che non ci sentivamo da mesi, ma non avevo il coraggio. Decisi allora di entrare dalla finestra. Quando mi vide urlò, poi disse: è per questo che ci siamo lasciati. La polizia, chiamata dalla vicina ottantenne, arrivò poco dopo. Il poliziotto mi guardò.

Vuoi dirmi che non eri tu?
Erano giorni leggeri, era un'aria sottile, il cuore quasi esplodeva. Francesco andò a pescare anguille nel fosso vicino a casa. Nel primo pomeriggio un cinese gli si sedette accanto, in quel modo che hanno i cinesi di stare seduti senza sedia. “Ieri ti ho sognato” disse il cinese, guardando da un'altra parte. “Tu e le tue anguille”. Francesco sentì un brivido.

Dai dove sono le forbici?
- Dove sono le forbici?
- Nel culo.
- Dai, dove sono le forbici?
- Te l'ho detto.
Michele resistette per qualche minuto, poi si guardò allo specchio.

Ce n'è solo uno per paio
- Non trovo i calzini
- Sono qua, non li vedi?
- Ce n'è solo uno per paio.
- Come uno? Non vedi che sono tutti?
Michele sentì imporvvisamente di aver perso l'uso dei numeri pari.

Loro non sono bidelli
Ci sono bidelli e bidelli, pensava Ettore. Quelli che diventano amici degli studenti, gli vendono i cracker e passano le fotocopie dei compiti in classe, e poi ci sono quelli come me. Pasta d'acciughe.

Anche loro avevano dei sassi in mano
Appena lui si girò, lei gli lanciò un sasso in testa, senza un vero perché. Era un sasso appuntito della grandezza di un piccolo pugno. Le due bambine si nascosero dietro le sue gambe. Anche loro avevano dei sassi in mano. Lei non fece nulla per nascondere il gesto. Lui la guardò. Si allontanò senza dire nulla, camminando all'indietro sull'argine. In qualche modo, sapeva di aver torto. Il campanile suonò le ore.

Quando ti trovi un lavoro vero?
Gli erano sempre piaciuti i funerali, ma odiava dover incontrare i parenti. “Allora quando ti trovi un lavoro vero?” gli chiedevano con quel sorrisino, come se allenarsi per le olimpiadi di videogiochi non fosse un'attività degna. Non avevano rispetto? Sua madre era stata letteralmente mangiata da un enorme pacman di metallo mentre faceva il tifo. Ma lui riusciva a vederli per quello che erano in realtà, tutti, tutti i parenti: un inseme di ossa e pixel, proiettati in bassa risoluzione.

(continua)

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