giovedì 23 dicembre 2010

Critica ignorante - Strenna critica!

di Gualtiero Bertoldi

La rubrica giusta per chi oddio, è già il 23 dicembre e non ho comprato un regalo per chicchessia, e sa che la risposta, fra una mestolata di ponce e una tazza di zabov, alle domande “ora come faccio? dove vado? cosa compro?” è: un libro!, ma ancora non ha deciso, a caso, con che libro esattamente fare brutta figura.
Critica ignorante! Il modo migliore per donare un regalo sgradito e chiudere finalmente i ponti con quei parenti che si vedono una volta l’anno.

Chiara Gamberale, Le luci nelle case degli altri, Mondadori 20 euro.
Autrice di una quantità di programmi che non ha visto/ascoltato nessuno (no, vabbe’, io una puntata di Quarto piano scala a destra l’ho pure vista, una notte d’estate su Rai3 – roba che poi pensavo si trattasse di un’allucinazione neo-neo-finto-povero-realista*), e pure di altri libri (sui quali magari ritorneremo una prossima volta), la Gamberale propone un romanzo che sembra rifare un po’ il verso a Perec, con ‘sta storia della struttura-a-casa, un po’ a un thriller affettivo, un po’ a un incubo tipografico (a sfogliarlo velocemente mi è parso che circa i 4/5 dello scritto siano in corsivetto, e m’è tornato su il pranzo dell’Immacolata). Il perno della storia è l’assenza della Madre (eh), quindi quale miglior destinatario per questo regalo se non la “Mamma. Mamma mamma, mamma. Mamma mamma mamma mamma mamma...” (citazione letterale dall’opera, tanto per farvi capire)

Elizabeth Gilbert, Mangia prega ama, Rizzoli 18,50 euro.
A una letta veloce sembra meno brutto di quel che ci si potrebbe figurare. Il tipo di scrittura, che si vorrebbe ironica, di un’ironia ferocemente autocosciente alla Bridget Jones, è tale che fa sentire chi legge l’opera tanto tanto arguto e intelligente - sempre che sia disponibile a rendersi complice dell’autrice. Regalatelo a una qualsiasi cugina di secondo grado e vi ammirerà in segreto per anni.

Massimo Gramellini, L’ultima riga delle favole, Longanesi 16,60 euro.
Apri e la prima cosa che leggi è “Le terme dell’anima”, con sotto un disegnone di un doppio pentacolo. Alzi gli occhi, sbuffi, arrivi fino alla prima pagina: citazione evangelica. No, but no thanks. Target: cugina di primo grado, telespettatrice fedele di “Che tempo che fa”, che non lo leggerà mai se non per copiare qualche frasetta acconcia sul proprio status di facebook.

Alex Flinn, Beastly, Giunti 15 euro.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA! No, ok, scusate, ridere e basta non vuol dire niente (più o meno). Ricomincio. Dall’autrice già vincitrice del premio “Quick Picks for Reluctant Young Adult Readers” (traduzione: libretti bolsi per bamboccioni che non leggono) una storia che è la rivisitazione in chiave moderna e giovanilistica della fiaba La bella e la bestia. AHAHAHAHAHAHAHAHA! Il dono perfetto per la nipote tutta H&M e cotillon, che si vuol distinguere da quelle buzzurrone che sbavano dietro a Edward Cullen (perché essere ancora fan della saga di Twilight fa troppo seconda parte di quei cazzo di anni zero, cioè, dai no!)

Valerio Evangelisti, Rex tremendae maiestatis, Mondadori 18,50 euro.
Un sacrificio che si può fare per amor di completezza (sempre che abbiate letto i precedenti libri di Eymerich), anche se l’agguato della forzatura politico-social-situazionista è sempre dietro l’angolo (o, meglio, dietro la pagina successiva). Da tenere per sè, senza farlo sapere in giro.

Umberto Eco, Il cimitero di Praga, Bompiani 19,50 euro.
Non ne scrivo niente, visto che il Dante Cruciani sta approntando una recensione. Con questo comunque si va a colpo sicuro sullo zio 68ino.

Gioele Dix, Si vede che era destino, Mondadori 17,50 euro.
Ha la stessa verve dei suoi monologhi teatral-televisivi. Ovvero: lui sembra un tipo trooooppo giusto e simpatico, e tu sei lì che lo ascolti e vorresti davvero, ma davvero ridere, dal profondo del cuore vorresti che ti venisse la grasse risatona in risposta al suo monologo. Che invece non fa ridere per niente. E non ridi. E scatta il disagio imbarazzato. Cameriere!, il conto! L’oggetto perfetto per il fratello che si odia.

Antonio D’Orrico, Come vendere un milione di copie e vivere felici, Mondadori 19 euro.
È più forte di me: quando penso a D’Orrico, la prima cosa che mi viene in mente è, è sempre stata, e sarà sempre: ah, il critico che si fece sfuggire la Tamaro. E che da allora ha provato in tutti i modi a mettere una pezza a questa mancanza, inventandosi scrittori e casi letterari, movimenti, riscoperte tardive e premature – che poi possono pure vendere le vagonate di copie, tipo Piperno e Faletti – ma sempre una pezza ad aver ciccato la Tamaro sono. Su questo Come vendere... non fatevi fregare dalla lusinghiera mini recensione di quel bel tomo del Tramutoli; l’operazione compiuta dal D’Orrico (in due parole: il critico che si fa scrittore che scrive di scrittura utilizzando altre scritture di scrittori famosi) è furba e meccanicissima, e come contrappasso meriterebbe lo scaricamento in forma di pdf da “uno-dei-soliti-siti-noti” (qua ci teniamo alla pellaccia). Da regalare alla sorella, che s’è iscritta a Lettere Moderne in quest’epoca di pazzi dove ci mancavano gli idioti del pastiche.

Rosita Celentano, Oltre la pelle, Salani 13 euro.
Oramai c’è questo archetipo romanzesco della donna quasi realizzata a cui manca l’Ammore per essere tutta realizzata, e io dico mannaggia a loro, a queste donne sempre ricche, sempre belle, sempre intelligenti, sempre super avanti in carriera, e a cui manca però l’Ammore per essere delle Persone Veramente Complete (persone in PVC, come mi piace anche nomarle). La storia è quella di una donna quasi PVC che ha le scaldane per una voce sentita alla radio. Sembra un libro scritto apposta per la zia quarantenne infelicemente impiegata e incattivita, con la Storia Importante alle spalle e un futuro di gatti e piante grasse d’appartamento.

Niccolò Ammaniti, Io e te, Einaudi 10 euro.
Due parole: crimine tipografico. Dieci euro per neppure una novantina di pagine in corpo 14 e margini che ci fa manovra un tir con rimorchio. Come se non bastasse, oramai l’Ammaniti s’è inchiodato con ‘sti pre-pubescenti introversi e nevrotici, e non lo stacchi più. Regalatelo a un commesso della Feltrinelli, cercando di fargli capire come non se ne possa più di questo tipo di libri.

Andrea De Carlo, Leielui (peccato che, chessò, mettiamo Covacich, non se ne sia uscito in questo stesso periodo con un libro intitolato Essi e voi, che poi, assieme a De Carlo e Ammanniti, ci facevano la Trilogia del Pronome), Bompiani 18,50 euro.
Un. Mattone. Il De Carlo poi ha assunto un ceffo talmente paternalistico-onnipotente che nel risvolto di copertina, scritto dall’Autore medesimo se stesso in persona, prescrive pure come interpretare il romanzo, come sentirsi, con chi immedesimarsi, come prendere i personaggi. Andre’, te lo sei scritto il bel volume? E leggitelo pure da te, che non mi sembri aver molto bisogno di lettori. (da regalare appunto a De Carlo)

Mauro Corona, La fine del mondo storto, Mondadori 18 euro.
Un lungo “mettiamo che” (locuzione che forse, in sede di editing, s’è pensato essere la versione burbera-montanara-sincera dell’inglese “what if”) nel quale si descrive, senza raccontare effettivamente quasi nulla, quella che vorrebbe essere una bella utopia da fine dell’era tecnologica - fine che livellerà tutti, e dopo la quale solo chi saprà riascoltare la sapienza antica e ormai perduta del Bosco riuscirà a salvarsi. Non gli ingegneri che si sapranno costruire delle dinamo a uso personale, o chi sarà riuscito a recuperare e usare le armi rimaste, no: solo il boscaiolo che ritroverà il contatto con gli alberi e la sapienza antica e ormai perduta sarà il padrone del Nuovo Mondo. Da regalare allo zio che ha appena la terza media ma si sente furbo - furbo di una sapienza antica e ormai perduta.

Charline Dschischkariani, Lasciami lasciarti, Aliberti 16 euro.
Per chi ama i titoli a prescindere dal libro, e vuole avere un gancio facile durante i cocktail party (il libro, a naso, dovrebbe essere serio, ma questo non conta). Non regalatelo, tenetevi solo in mente il titolo.

Melissa P., Tre, Einaudi 16 euro.
La P. spara tutti i tipi di cartucce new age del finto-scibile occidentale: citazioni d’apertura di Laozi e Rilke, tarocchi, astrologia, latino (latino da “frasario di latino”, non certo da ripescaggio ben selezionato), grandi periodi suppostamente sapienziali, sesso&sentimenti complessi, il-triangolo-sì-l’avevo-considerato-ma-mi-son-scordato-della-vaselina. Il tutto si conforma come un tale giro a vuoto che si ha quasi nostalgia della sua letterina tutta piedi pestati in terra al cardinal Ruini. Se volete un excursus sul sesso come conoscenza, ben documentato e gradevole alla vista, prendete Promethea di Moore, Williams e Gray. E prestatelo in giro.

Alessandro Piperno, Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi, Mondadori 20 euro.
Piperno, ovvero del trovarsi fra le mani una roba innocua che già non diceva nulla negli anni 80: un romanzone splendido di gente splendida che conduce un’esistenza splendidamente triste e trita. Donatelo a vostro padre, che saprà metterlo a buon uso fermacartetorio.

Chimena Palmieri, Sette notti con Liga, Sonzogno 12 euro.
Si tratta di un semplice fanbook, e non lo nasconde. Volevo solo cogliere l’occasione per affermare come l’unico Ligabue che valga la pena di ascoltare sia quello delle prime tre opere (Ligabue, Lambrusco coltelli rose e popcorn, Sopravvissuti e sopravviventi). Tutto il resto sono OSTACOLI DEL QUOREEEEHHHHH. Regalatene più copie in giro, ci son tante stufe che s’hanno da accendere, in questo inverno infinito e freddo CANEEEHHH.

Ludovica Amici, Wikileaks. Il libro dei fatti che non dovevate sapere, Editori Riuniti 14,90 euro.
Il libro poteva anche intitolarsi “Soldi facili con Wikileaks!”, visto che si compone di qualche cablogramma già svelato e qualche cornice informativa. Una operazione instant tutto sommato spregevole, soprattutto se si pensa a come il Guardian faccia servizio di ricerca nei leaks su semplice richiesta dei lettori.  Da lasciare sullo scaffale.

Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Rizzoli 13 euro.
Parte dicendo che non si dovrebbe autocitarsi, ma lo fa lo stesso (giustificandosi più o meno così: “EEEeeeehhh, maaaahhh, sapeteeeehhh, se non mi cito addosso non si capisce bene perché son partito a fare ‘sto libro che state leggendooohhhh.” Al che mi vien più o meno da rispondere: “Eeeeeehhhh, ma alloraaaahhhh, non si dovrebbe giudicare un libroh prima di leggerlooohhh. Ma lo faccio lo stesso.” E non leggo il libro). Il regalo giusto per l’amica che ce l’ha su con Berlusconi ma vuole almeno una parvenza simil-impegnata-letteraria.

Franco Bolelli e Jovanotti, Viva tutto!, ADD editore 16 euro.
Libro di una sciatteria unica, nel quale il linguaggio da finta e-mail è stato vistosamente levigato da qualche editor di buona volontà (e chissà che lavoraccio deve essere stato ciucciarsi tutte le pallonate del Cherubini – che sì, bravo ragasso mi par bravo ragasso, per carità, ma ha il tipico problema di chi ha iniziato a leggere tardi, e cioè quello di prendere il mondo intiero in simpatia con un ecumenismo culturale che suscita molta tenerezza, ma che al tempo stesso rende tutto un immangiabile purè di legno). Donatelo al collega ex-paninaro che ora non ascolta altro che Yanni.

Alessandro Barbero, Lepanto, Laterza 24 euro.
Sulla fascetta rossa che barda il libro c’è Saviano che consiglia di leggere i saggi, che la ggente non sa cosa si perde a non leggere i saggi, e in particolare questo di Barbero. Mi vien in mente solo questo.
Auto-regalo per rimpolpare la propria libreria da salotto (quella da cui non si legge mai niente).


Paolo Brosio, Profumo di lavanda. Medjugorje, la storia continua, Piemme 19,50 euro.
Dopo una vita di più che trascurabili vicende di droga, alcool e sfrenatezze, ecco che Brosio viene fulminato dal male e dalla Madonna (certo che a dirla così...), e si mette a propinare la propria buona novella in più opere. Notevole come al solito l’apparato fotografico (parlo di quello anche perché a chi vuoi che gliene freghi dei pellegrinaggi a piedi di uno che era la burletta di Emilio Fede?): una pletora di gente in ginocchio, di persone vestite buffe (a volte Brosio stesso, a volte oscuri funzionari di uno stato straniero che mi pare si chiami Vaticano), le cure, i rosari, i crocioni di legno profumato, altra gente in ginocchio, superstizione, baracconate, banali fenomeni atmosferici, ancora gente in ginocchio. La sagra della gente in ginocchio. Da regalare al suocero che sta sopravvivendo vent’anni, tra operazioni e chemio, a un tumore all’ipofisi. Ed è ateo. Ilarità assicurata al pranzo di Natale.

Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Il Vittorioso, Marsilio 17,50 euro.
L’unico sollievo, quando si pensa a Feltri, è quello di avere quasi la certezza che si tratti di uno di quei personaggi di regime dei quali ci si dimenticherà in fretta, una volta che questo regime non ci sarà più. Da mettere da parte come futuro cimelio di un periodo particolarmente infelice del giornalismo italiano.

Giampaolo Pansa, I vinti non dimenticano, Rizzoli 19,50 euro.
Dichiara in quarta di copertina che in questo libro ha rifiutato ancora una volta la storia inquinata dall'ideologia – per scrivere ancora una volta una storia buttata su alla bell’e meglio, aggiungo io. Il solito Pansa: niente fonti, niente dati precisi e verificabili, niente testimonianze circostanziate. Eh, dice che bisogna fidarsi. Va bene, fidiamoci - come ci si fida del racconto del cuggino che, quella volta, s’è fatto il Pordoi in Ciao a manetta sempre impennando e non ha mai toccato giù con la ruota davanti, e se ti preme un punto preciso del corpo ti uccide in tre secondi, ma non vuole premertelo, ma dai, davvero, fammi vedere, premimi, ennò che poi ti assassino, io sono un cuggino con la coscienza responsabile, mica ti voglio morire, e non ti premo. Vabbe’, non premermi. Cialtrone. (questo però a mezza voce che il cugino è pure permaloso e se la prende a male, e se gli dici qualcosa poi lui ti salta addosso e inizia a gridarti SONO UN UOMO LIBERO COME I MIEI LETTORI). Dicevo, prima, delle stufe?

Roberto D'Agostino e Umberto Pizzi, Ultra cafonal, Mondadori 40 euro.
Classica opera totalmente inoffesiva e organica a quel sistema che fa finta di mettere alla berlina (in che modo, poi? Pubblicando le faccette buffe e sudaticce dei potenti? È l’equivalente della risatina di disprezzo che il ricco concede al servo, e fa finta di non vedere, per poi punirlo con compiti e lavori degradanti). Regalatelo a un/una blogger, ne tirerà fuori post per almeno sei mesi.

Linus, Parli sempre di corsa, Mondadori 15,50 euro.
Parli sempra di corsa. E infatti non si capisce niente. O anche: Parli sempre di corsa. Parla parla per non dire poi un cazzo. Regalatelo al nipote che passa i pomeriggi sull’argine a smarmittare con il quad.

Riccardo Muti, Prima la musica, poi le parole, Rizzoli 20 euro Muti.
Prima la musica, glaciale come il suo modo di dirigere, poi le parole, inutili. Infilatelo nel cassetto della scrivania del capufficio, tanto per fargli prendere una brutta sorpresa quando tornerà dalle vacanze.

Vittorio Sgarbi, Viaggio sentimentale nell'Italia dei desideri, Bompiani, 20 euro. Sgarbi scrive subito: “Un libro si viaggia”. Ecco allora la descrizione del viaggio della mia copia: dalla mano destra al giardino, tre piani sotto, passando per la finestra, in 3 secondi netti. Senza biglietto di ritorno. Il libro è di chi lo trova, e non si provi a sbolognarlo in giro.

Ken Follett, La caduta dei giganti, Mondadori 25 euro.
Dopo Il pugno di Dio quindici anni fa, che m’era piaciuto e m’aveva soddisfatto grandemente, non ho più sentito la necessità di leggere altri libri del Follett. Son però sicuro che si tratti di un libro figo, ben documentato, dalla grande inventiva, con personaggi rotondi e ottimamente descritti. Anche se, ‘spettate un attimo, ora che ci penso forse Il pugno di Dio non l’ha scritto Follett, forse l’ha scritto Forsyth. Vabbe’, chiunque l’abbia scritto il discorso vale lo stesso, andate tranquilli. Da regalare al compagno di sbronze, che lui, libri sotto le 800 pagine, non li prende neppure in considerazione.

I diari di Mussolini (veri o presunti). 1939, Bompiani 21,50 euro.
Si tratta di un’operazione talmente cristallina che, per trovare almeno un nome di qualcuno coinvolto nel progetto, si deve arrivare a pagina 30 dell’introduzione, e questi è presentato come semplice “trascrittore”, e niente altro. Non chiedetemi il perché, ma mi pare il regalo perfetto per Veltroni.

* questa la sinossi di una puntata tipo: Chiara, insieme al suo cane Jonathan e agli amici Luca e Carlo, ospita a casa propria l'ex fidanzato Marco Maccarini insieme al suo caro amico Beppe. Il Macca e il Beppe parlano della loro adolescenza e di quando suonavano per strada per racimolare qualche soldo (segue breve stacchetto canoro). Inoltre Marco parla anche della sua storia (conclusa) con Chiara. Arriva Enrico Ghezzi che blocca con del nastro adesivo il campanello e si mette a fregare tutti gli specchi dell’appartamento. Azzannato dal cane Jonathan, Ghezzi lo bastona fuori sincrono, e la puntata si chiude con Chiara che beve avidamente a canna da una bottiglia di latte. Una cosa così.

le precedenti Critiche ignoranti nell'archivio di Sanjuro

6 commenti:

  1. Il ritorno di una rubrica immensa!

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  2. trovo riprovevole che su Lepanto il commento di saviano sia sulla fascetta - rimovibile, se non ho capito male - mentre sul mio vollmann, no: e invece vi è stampato. Come da mio commento qui:

    http://www.anobii.com/books/Come_unonda_che_sale_e_che_scende/9788804566762/012abd3d618cae138b/

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  3. Resto favorevolmente colpito dall' inventiva dell' autore, anche se c' è da dire che in certi casi trattasi di bersagli modello orsetto lunaparkeuriano (ben noto a taluni nostalgici capitolini che dotarono in tal modo le loro abitazioni di ammennicoli di indubbia inutilità).
    Resta il dubbio che un eventuale giudizio per es. del tipo:
    "Borborigmi del sottosuolo in un trito sviluppo paleofreudiano con conseguente delitto e pena in ambito familiare con astrazioni palingeneticamente spirituali di estrazione cristiano-ricattatoria"
    attribuito ai "Fratelli Karamazov" possa avere in tal guisa una patente di oggettività.

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  4. f. :)

    bpz: sì, fascetta rimovibile. Condivido il fastidio

    Mirolaz: per quanto riguarda la prima parte del commento, so che le pseudo-recensioni che scrivo potrebbero sembrare un esercizio tutto sommato facile e vicino alla pura e semplice, per quanto divertente, denigrazione, ma c'è da tenere sempre presente questo fatto: i bersagli da luna park siamo noi - loro (ovvero gli autoroni che pubblicano e vengono aggressivamente impilati a mazzi di 50 all'ingresso di ogni libreria) hanno già vinto il giro gratis in giostra, e a noi non resta altro che fare un fischio quando capita che il bersaglio sia mancato.
    Per la seconda parte del commento, la differenza fondamentale è che i "Fratelli Karamazov" l'ho letto, mentre tutti i libri di cui sopra no. Al massimo li ho smaneggiati, sfogliati, saggiati, snasati. Il commento ai Karamazov (o a un qualsiasi altro libro letto) diventerebbe quindi un divertissement decostruzionista facilmente ripetibile, opinabile, smontabile, riconfigurabile, mentre invece i commenti composti per la Critica Ignorante sono variazioni sul tema del rifiuto a priori, del pregiudizio inabbandonabile, o del disprezzo sommario (quanto di più lontano, quindi, dalla tanto paventata oggettività).

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  5. Amico mio, ti capisco, ma temo che di questi tempi la schivata rischia di essere più che un rigurgito d' orgoglio una pedissequa coazione a ripetere (tautologia amplificativa reiterata e voluta). Tu sei troppo intelligente per essere bersaglio di questi maldestri cecchini e chi viene colpito ha il cerchio concentrico tatuato sulla pelle. Molto di più mi interessa e mi incuriosisce il tuo parere sui Karamazov o equipollenti (qualcosa di buono c' è perfino nei nostri tristi tempi attuali), magari, come dici tu, lontano dai paludamenti critici degli Auerbach e Laksin in giù. Mi riprometterei di leggerli e propagandarli (per quanto nelle mie prerogative) il più possibile, trattandosi di letteratura vera. Per parlare di "munnezza" basta qualsiasi pitecantropo inviato in un' ipotetica Terzigno culturale, tu non solo non hai niente a che vedere con essa, ma la stessa non merita neanche una qualsivoglia forma di pubblicità, sia pure sarcasticamente illuminante: la nobiliti.

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  6. Ciao! ti ho trovato su anobii.it: ti seguo!

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