giovedì 20 gennaio 2011

Solo l'oro - parte seconda di due

de Il Vostro

Solo l'oro is ageless.

Ma'al di là delle danarose, o delle mogli od amanti de' danarosi; al di là delle standiste d'una bellezza davvero stupefacente, rifinita eppure nonchalante; al di là delle modelle che incessantemente girano lente tra gli stand richiamando l'attenzione su quelli a cui afferiscono loro, di stand – sulle fasce che portano addosso a mo' di miss la precisazione Siamo allo stand tot! è strategicamente posizionata sul culo; insomma: girano comunque anche per la fiera delle vecchie ubriacone vestite come negli anni ottanta. [Non so in realtà se siano davvero ubriacone; né capisco che ruolo possano avere; comunque, prendetela così.]

Gli indiani – quelli del subcontinente – hanno l’anda del Peter Sellers di Hollywood Party; sono disordinati, potenzialmente rocamboleschi, e tengono in mano nello stesso tempo cataloghi e carte e cellulari old school e campionari e oggetti diversi. Girano in coppia – ma questa è regola pare valida per ogni rappresentanza gioielleresca – e nella coppia ce n’è – di indiano – uno allampanato, più rispondente in effetti al Pater Sellers di cui sopra; mentre l’altro è invece tozzo e baffuto: dove baffuto – o addirittura spinoso - pare essere anche tratto caratteriale, projettato all’intorno.

Gli estremo-orientali – giapponesi, soprattutto: ma anche cinesi – sembra agiscano invece individualmente, solitari samurai della rappresentanza; si semi-nascondono di fianco alle teche e disegnano a penna, su pagine di agendine moleskine [e non Muji, come uno potrebbe pensare], sagome e forme e trend, incarnando così il peggior incubo di mia nonna: che vede nel Cinese Che Copia [Sorridendoti, Però, Mentre lo Fa] la causa prima, primigenia e forse unica del tramonto dell’Occidente.

Solo l’oro significa vero potere.

Torme di donne dell’est europeo seguono come branco, o sciame, correnti che a noi maschi non sono probabilmente accessibili: qualcosa che sta da qualche parte tra flussi di energia, chimica, e forme della materia addirittura più sottili; e se a tua volta ti periti di seguirle, senza tema di sbagliare ti ritroverai nei dipressi degli stand dei nomi più blasonati, e costosi: sen-za-te-ma-disba-gliare.
E gli stand più blasonati sono, in effetti, imponenti, e meritano una visita: sono disegnatissimi, geometrici, perfetti: freddamente lascivi, come gli interni patinati – o le situazioni del tipo cofano-di-macchina-extralusso-a-bordo-piscina - dei film porno con Brigitta Bulgari. Stand alti, ampi – c'è un respiro tutto diverso, padronale aggiornato, diciamo – e che frequentano tutti, inevitabilmente, i toni di nero e antracite, con highlight avorio o bianchi. Ci sono divanetti cuboidi bassi, e siepi in vaso i cui elementi sono potati a coniche slanciate. Ci sono tartine, e flutes. Il tasso di russi, attorno, è molto alto.
[Altri stand invece hanno il perimetro incassato di vetrine quadrate il cui interno è saturo di luce gelida; i vetri sono perlomeno doppi, e se ti avvicini puoi sentire – proveniente dall'interno algido, ed eterno – una specie di vibrore da laboratorio di creature segrete.

Solo l'oro è divino.

E infine, sì: ci sono davvero gli ebrei tarchiati in giacca nera e camicia bianca, con barbona e cappello nero d'ordinanza.

Solo l'oro scalda il cuore.

Ma a parte tutto questo: bellezza, c’è. Forse non Bellezza; ma bellezza, comunque, sì. I materiali soffondono grigi aerei e gialli intensi. Le tavole delle pietre riflettono con perfezione, inimpure – le loro cinture colgono la luce, e il tutto diffrae, accorde. C’è una patina quasi uniforme da rivista d'Orologi di Classe. C’è una perizia tecnica che in qualche modo riesce a non risultare troppo spersonalizzante: e c’è anche dello stupore per tecnici: e la microfusione è davvero micro, e i microsetting sono davvero virtuosistici, e complicatissimi.

Poi cercavo le toilette. E fui trafitto al trovarle dal più bel sorriso di tutta la fiera: che era quello d’una ragazza addetta al pulir de’ cessi: e che era lì giusto fuori degli stessi a parlottare con una collega, nel frattempo spazzicchiando con lentezza l’ingresso a’ bagni con languide passate di spazzettone.
Ma a stivali non s’era messi bene, però. E quindi?

2 commenti:

  1. bellissima la chiusa, capolavoro.

    e la frase "incarnando così il peggior incubo di mia nonna: che vede nel Cinese Che Copia [Sorridendoti, Però, Mentre lo Fa] la causa prima, primigenia e forse unica del tramonto dell’Occidente" è una livrea dell'anima

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