martedì 22 febbraio 2011

Testimonianze

di Lopizia Starna


La Settimana Enigmistica non è una rivista qualsiasi: è la Parola della Sfinge, in grado di trasformare la vita di coloro che la leggono e la mettono in pratica!
Assassini, idolatri, ladri, ma anche persone che la nostra società definisce "brave persone" e che apparentemente non hanno bisogno di nulla, confrontandosi con questa meravigliosa rivista hanno riconosciuto il loro peccato e il bisogno del perdono della Sfinge! Ella ha operato in modo potente e grazie a Lei ora essi raccontano come vivevano prima, come sono stati raggiunti dallo Spirito Enigmistico e quello che la Sfinge ha fatto per la loro vita.

Se vuoi anche tu raccontare agli altri come la Settimana Enigmistica ha operato nella tua vita, scrivici.

Testimonianze:

La Settimana Enigmistica mi ha provveduto un lavoro onesto e mi ha liberato dall'ansia

Gennaio 2011, Motta di Livenza
di Biagio Pilloni

“Ringrazio la Settimana che si è fatta conoscere nella mia vita tre anni fa, liberandomi da questo mondo.
Per fede ho lasciato il mio lavoro (calcio) e le scommesse clandestine, in più avevo anche un'agenzia di scommesse con un notevole guadagno, ma grazie alla Settimana ora lavoro onestamente.
Soffrivo di ansia e la Settimana Enigmistica mi ha liberato un anno fa, e mi ha battezzato con un pennarello nero punta media, iniziandomi all’arte del Rebus.
La Settimana Enigmistica è grande e io la amo!”

sabato 19 febbraio 2011

Cfr Sanjuro

di Dante Cruciani

[Ecco altri link selezionati alla cazzo per farvi passare un fine settimana soleggiato in casa, piuttosto che uscire a bervi un aperitivo. Questa settimana si parla di fumetti online, videogiochi e DFW.]


- prima di tutto un blog semplice: Roasted Peanuts. Pubblica ogni giorno una vignetta di Schulz commentandola.
- qualche tempo fa il New York Times iniziò a pubblicare con cadenza settimanale le nuove graphic novel di alcuni dei più tosti tra i fumettisti letti negli Stati Uniti: Seth, Daniel Clowes, Jason, Rutu Modan, etc (se non sapete chi sono è inutile che stiamo qua a parlare. Cercate su wikipedia). Sono ancora tutti online. Volendo, Mr. Wonderful si legge anche più comodamente su issuu.
*EDIT* Non capisco perché quando clicco sul link mi manda alla pagina di login del New York Times, e quando invece cerco "Mr.Wonderful Clowes" su google arrivo direttamente alla pagina giusta. Mah.
- uno strano fumetto sul processo creativo: appunto, The Process (still on going).
- non so quanti conoscano Milk&Cheese, i latticini andati a male. Sono anni che cerco un fumetto altrettanto demenziale e con lo stesso spirito di puro (e ripetitivo) divertimento. Non è proprio interessante come Milk&Cheese, ma Axe Cop è altrettanto stupido. Qui un episodio scelto a caso.
- una blogger/fumettista contro le cimici: capitolo uno, due, tre, quattro.
- Koren Shadmin è un giovane fumettista israeliano, pubblicato anche in Italia da Double Shot. Sulla rete sta portando avanti un progetto di graphic novel a puntate, aggiornando due volte la settimana. Qui.

- non c'entra niente, e interessa solo a me, ma qui, se volete, c'è un articolo sulla ricezione critica di David Foster Wallace. 

- e infine: il videogioco del Grande Gatsby. Perché leggere il libro quando il videgioco è fatto così bene? E poi, come non apprezzare la costruzione degli autori che si sono inventati, oltre che il libretto di istruzioni, anche un presunto nome in giapponese (Doki Doki Toshokan: Gatsby no Monogatari)?
Se poi proprio volete leggere il romanzo, vi consiglio una riduzione a fumetti.

giovedì 17 febbraio 2011

Per tutti quelli che (puntata 1 di 2)

di Kurt Milazzo
[nota della redazione: siamo lieti e orgogliosi di presentare il primo pezzo di un nuovo componente di Sanjuro: Kurt Milazzo, il ronin che diffida della lettera "s"]
A te, abituale o saltuario frequentatore del Social Network.
E quindi a te, che sicuramente hai (almeno) un amico/a che si è specializzato nello scovare e commentare tutte queste pagine, pregne di amore, gioia, dolore, sincerità, affetto; e le condivide al ritmo di 20 post/ora.
A te, superficiale fruitore, che non ti soffermi a riflettere sulla potenza ecumenica del messaggio.
A te, insensibile destinatario di riflessioni, pensieri, moti dell'anima.
A te, monotematico utilizzatore, troppo impegnato a gestire il tuo pet virtuale.
Ma anche a te, che cominci ad odiare tutti i filosofi, gli scrittori e i pensatori di ogni tempo e Paese.
Beh, insomma, questa è:

Una favola per tutti quelli che.

martedì 15 febbraio 2011

Ministero delle Semplificazioni - Linee guida per le suddivisioni categoriali

di Lopizia Starna

Le categorie spopolano tra i giovani e meno giovani. Anche tra i vecchi e i meno vecchi. Tutti questi fanno parte di una più grande categoria, quella degli esseri, oppure di una più piccola, quella dei giovani o meno vecchi che amano discettare circa le categorie.
Io, ad esempio, faccio parte di quella categoria che ama le categorie, in modo consapevole. Ci sono quelli che non le amano, e sono parte di un altro gruppo, oppure quelli che le amano (le categorie) ma non lo ammettono o almeno, non lo fanno consapevolmente.
Ognuno fa parte di una o più categorie le quali si basano sulle nostre somiglianze e sono un gran bel modo semplice di procedere. Anzi, ammetto di essere rapita dalle infinite possibilità di semplificazione che questa attività mi garantisce.
Che ne so, mettiamo che ci siano tanti uomini diversi, mettiamo. Quelli del gruppo A appartengono alla categoria bianchi, gruppo B, invece, neri. Gruppo C gialli, poi i rossi (gruppo D) e basta, come colori ci sono 4 categorie definite. Poi però si possono anche dare connotazioni varie. Per esempio, a caso, categoria B1: neri bislacchi e categoria B2: neri superdotati e bislacchi, B3: neri superdotati. Potrebbero esserci anche degli A bislacchi o A superdotati (raro), quindi potremmo creare anche la categoria degli A1 o A3. Oppure creare una categoria unica prescindendo dal colore quindi uomini bislacchi: categoria x, uomini superdotati: categoria y. Ad ogni categoria creata si può associare una reazione personale o di massa ben definita. Cat. B1 : disgusto cat. B3: interesse smodato, cat.B2: confusione.
Se la smettessimo di dare voce a questo sopravvalutato pluralismo e ci concentrassimo sulle somiglianze, potremmo comodamente fare nostro questo caos e redimerlo.
Faccio esempi concreti.
Dividiamo il mondo umano in due grandi categorie A:uomini B:donne. Poi assegniamo ad ognuna delle principali variabili un numero o una lettera per definirle in modo adeguato ed univoco. Ateo: 1, religioso: 2, religioso praticante: 3. Ricco: X Povero: Y. Eterosessuale: U, omosessuale: Z. Bianco: C, nero: D, giallo: E, rosso: F, e c’è anche marrone chiaro: G (me l’ero scordata). Aggiungiamo anche una connotazione geografica. Paesi poveri: H, paesi in via di sviluppo: I, paesi ricchi: L. Poniamo dei criteri. Che ne so B2XUCL può avere rapporti solo con A2XUCL. Mentre A1YZDH tendenzialmente dovrebbe limitarsi ad avere meno rapporti possibile siano essi di carattere umano o di natura commerciale. Con una piccolo sforzo, indicando la maggior parte delle relazioni possibili consentite sarebbe garantito un funzionamento perfetto della macchina globale. Aggiungerei un’ulteriore categoria, anzi una supercategoria chiamiamola OMEGA. Posta al controllo del corretto funzionamento del sistema e abilitata all’uso della forza coercitiva. Ah, è implicito il valore positivo di alcune categorie contrapposto al valore negativo di altre. Considerando una struttura occidentocentrica direi che i valori sono scontati e condivisibili.
Aggiungo solo che: è molto stancante e diciamolo, inutile, sprecare energie per decidere come agire di fronte ad una situazione inaspettata o, più in generale, ad una situazione. Se suona alla porta AGH ed io sono BCX con un solo piccolo e semplice sguardo alle relazioni consentite secondo i parametri corretti, so benissimo che non devo aprire, perché nessun tipo di relazione è consentita. Non devo affaticarmi e prendere in considerazione variabili che non sono menzionate tra le quelle possibili. AGH potrebbe avere molte ragioni per rivolgersi a me, potrebbe volere la mia morte o i miei soldi oppure consegnarmi un buono acquisto illimitato presso uno spaccio Malloni. Non ha importanza, non devo scervellarmi, posso continuare a bere il mio caffè. Tra l’altro, se questo sistema funzionasse non ci sarebbero ragioni per cui un AGH dovrebbe avere a che fare con il mio campanello. Nessuna relazione consentita.
Lavorando sulle semplificazioni si può vivere meglio. Non è uno scherzo, pensiamoci bene. Parola di Roberto.

venerdì 11 febbraio 2011

Rassegnazione stampa

Ovvero il web letterario italiano riassunto in una manciata di comodi paragrafi per chi è troppo occupato a far causa allo stato.

martedì 8 febbraio 2011

Eco (2 di 2)

di Dante Cruciani
(continua da qui)


6. Allora, a un certo punto, a pochi metri dal rifugio, vedo mio fratello che si lancia di corsa sulla neve fresca. Vedi? mi dice, Vedi? Qui sì che si cammina bene. Faccio una fatica della madonna, ma almeno serve a qualcosa avere le racchette ai piedi.
Sì, ma – dico io - sì, però – accenno - è una fatica per la fatica, no? È una fatica per il gusto di dire: ho pagato per queste cose che ho ai piedi e adesso le uso del loro uso proprio, e il loro uso proprio è fare fatica.
No, dice mio fratello, no, il loro uso proprio è fare meno fatica, perché se non le indossassi, su questa neve, non riuscirei a muovermi, dice, sprofondando.
Sì, certo – rispondo – ma per fare meno fatica devi fare più fatica e buttarti sulla neve fresca, anche se non ce ne sarebbe nessun bisogno.
A quel punto mio fratello mi guarda  e mi dice: Aspetta; ma tu... non starai mica metaforizzando, vero? Lo sai che odio quando metaforizzi.
No, no – dico io a mani alzate -  no, io dico così, per capire.
Capire cosa?
Ma no, rispondo, è che questo libro di Eco si legge spigliato, in fretta, è anche divertente talvolta, ammicca nel modo giusto, ma poi arrivi a un punto in cui per poterlo recensire devi per forza finirlo, mica lo puoi abbandonare. È quel punto oltre il quale fai più fatica a bluffare che a leggerlo tutto. E proprio lì, in quel punto di non ritorno, zac, ecco che Eco ti frega e diventa una patacca.
E quindi? – risponde mio fratello – che c'entra?
Eh, che c'entra – dico io – ma secondo te, la facilità di lettura è un valore? Cioè: tu leggi un libro velocemente perché è bello, o per te un libro è bello perché lo leggi velocemente?
No, aspetta, ma di cosa stai parlando?
Ma non lo so guarda... mi faccio un sacco di problemi: su cosa si giudica un libro? Su cosa puoi giudicare questo libro? Come si fa a dire se è bello o se è brutto? Qual è il punto? E perché il primo paragrafo di questo pezzo era al passato e adesso è tutto al presente?
Senti, non mi ci raccapezzo più. Andiamo a mangiarci una salsiccia, che così mi tolgo 'ste cagate dai piedi – dice - Sono sicuro che dopo una grappa tutto ti sarà più chiaro.
Una?

7. Ma allora, per capire, cosa si deve capire? E per fare il punto, qual è il punto della faccenda? Aspetta, questa la so: Il punto della faccenda è Inglorious Basterds. E il suo rapporto con il Calamaro di Praga.
Adesso potrei ammorbarvi su questo punto per pagine e pagine - per esempio sul tipo di pubblico che le due narrazioni presuppongono; oppure sulla sostanziale vuotezza di entrambi gli esperimenti (vuotezza elegante, eh, e piena di meraviglia quella di Tarantino; vuotezza per estenuazione, invece, quella di Eco, ma spesso altrettanto elegante, anche se d'un'eleganza un po' polverosa). E invece. Invece.
Invece c'è questa cosa del falso, e della storia; e del falso nella storia, e della storia falsa; e del racconto, che è falso perché è un racconto, e diventa vero una volta che è raccontato; e della vendetta, che è il racconto: e del racconto che è la vendetta.
Chiaro, no?

8. Insomma: il gioco di entrambi è quello di disinnescare la Storia. Ma la strategia di Eco non si basa sull'invenzione. Piuttosto, Eco si sente in dovere di spiattellare tutto, tutto ciò che sa, e la cosa fondamentale è che tutto sia vero, documentabile. Non è solo un vezzo, o l'opera di un maniaco. Nel contrasto tra l'erudizione dell'autore e l'evidente sciatteria con cui è costruito il personaggio principale, emerge nitida la falsità dei Protocolli dei Savi di Sion. Simonini è un protagonista così malfatto e irreale, che queste qualità si riverberano immediatamente sui Protocolli, rendendoli, con più chiarezza di quanto mai potrebbe fare un saggio, dei prodotti di finzione. Non è un risultato da poco. Peccato solo che i lettori di Eco (quelli che veramente lo leggono) queste cose le sappiano già.

9. Così, quando entriamo nel rifugio e ci sediamo all'angolo, vicino alla stube, di fronte alla finestra che dà sulla vallata, e il sole allaga la stanza ed è caldo - quel caldo da alta montagna che ti si spalma addosso inchiodandoti - e la cameriera corre a portare i menù segnalandoci che i canederli sono finiti perché se li è mangiati tutti un signore che ne ha ordinati più di cinquanta in poco più di un'ora, proprio allora, dopo aver ordinato le salsicce e i funghi e un quarto di vino, ci accorgiamo che a un tavolo di distanza c'è Umberto Eco, in giacca, cravatta, sigaro spento in bocca, baffi, una pila di piatti davanti, e quel cappello che si vede talvolta nelle foto nelle quarte di copertina, o su Repubblica quando magari ci sono gli articoli sugli ebook.
Posso farmi perdere l'occasione? Mi scolo un bicchiere di vino e vado.

10.
Professore, anche lei qui?
Ma sì, ho una conferenza in quota tra un paio d'ore, e mi sono fermato a fare uno spuntino.
Una conferenza?
Si intitola Scalare quasi lo stesso monte.
Interessante. È venuto a piedi?
Con le ciaspe, ma non servivano a nulla.
Sì, guardi, questi noleggiatori di ciaspe sono...
Non me lo dica. Una volta me ne stavo a zonzo con Borges, Calvino e l'ombra di San Tommaso, e volevamo andare sul Civetta, ma...
Aspetti. Tra poco mi arriva la salsiccia e volevo chiederle solo una cosa.
Dica pure.
Ma il Cimitero di Praga: non le sembra poco strutturato come romanzo?
Eh, sì, magari anche sì... sa, però... lo scrittore... è una macchina pigra... ha bisogno che il lettore collabori alla costruzione del senso della narrazione...
Lo scrittore?
Lo scrittore, certo! E chi se no? Lo scrittore è una macchina affamata, assonnata, frastornata, confusa, fragile, triste, solitaria, finale, radicale, grassa, magra, piovosa, nebbiosa, nebulosa, buia, sottile, unta, secca, cisposa, barbuta, baffuta, scavata, urlata, calva, pelosa, tesa, salgariana, dumasiana, ignorante, violenta, dolce, avanguardistica, aperta, collosa, fenomenologica, futuribile e... e poi, quando meno te l'aspetti, arriva l'editore e zac.
Zac?
Zac.
Ah, ho capito.
Zac.
Già. Va bene. Ho capito. Allora vado. Grazie!
Di niente.
Arrivederci.
Arrivederci. Aspetti. Potrebbe ordinarmi un piatto di canederli? Non me ne vogliono più dare e ne sono ghiotto.
Eh, sono finiti.
Zac.
Già.
Allora una grappa.

11. Mia nonna, la madre di mia madre, ha compiuto 100 anni in ottobre. Non è lucidissima, ma neppure troppo rintronata. Se ne sta a letto, talvolta parla. Ultimamente, ha avuto una ricaduta. A natale, per esempio, non si è mai alzata dal letto. Stava lì, con la badante, con gli occhi chiusi. Verso l'ora del caffè mio padre è andato a salutarla. Mio padre è medico, e tutte le sorelle di mia madre volevano sapere cosa ne pensava. Volevano un parere professionale. Quando è uscito dalla stanza, le sorelle di mia madre l'hanno circondato e gli hanno chiesto: allora? come l'hai vista?
E mio padre ha risposto, nel silenzio generale: mummificata.

lunedì 7 febbraio 2011

Eco (1 di 2)



1. Era un blu profondissimo, il cielo. In cima al Pelmo, uno sbuffo bianco arzigogolava col vento, come un riporto che non volesse lasciarsi domesticare. I pini erano carichi di neve che talvolta scivolava a terra con un rumore di maracas. I nostri passi scricchiolavano verso il rifugio, verso il panorama, verso la salsiccia promessa, sulla strada battuta che scintillava al sole. C'eravamo fatti prendere dall'entusiasmo, la mattina, ed avevamo noleggiato le ciaspe; ma c'eravamo accorti che erano inutili troppo tardi per lasciarle in macchina. Mio fratello si era fermato qualche metro più in là, dietro la curva, per togliersele. Eppure era sbucato ancora con le racchette ai piedi, dopo dieci minuti che l'aspettavamo. "E quindi?"
Aveva alzato le spalle: "Eh, ormai, faccio più fatica a portarle a mano..."

2. Il passante che in questa grigia mattina del febbraio 2011 avesse aperto a proprio rischio e pericolo Il Cimitero di Praga, o il Prosciutto, come lo chiamavano gli spiritosi di poca fantasia (già centro di parodie becere non appena il titolo era trapelato, e più tardi luogo dello sputtanamento di giornalisti come Gad Lerner), si sarebbe trovato di fronte ad uno dei pochi bestseller italiani risparmiato dalle recensioni del barone D'Orrico, tra un groviglio di sintassi fintamente complessa, movimentata da tre font diverse tra cui il Bodoni, che qualche grafico ancora si ostinava ad utilizzare per connotare un narratore che si vorrebbe ottocentesco ma che invece è troppo erudito e gigionesco per giocare sul serio e sullo stesso piano con il lettore.

3. Forse non tutti sanno che esiste un'edizione crepuscolare dell'ultimo romanzo di Eco, anzi lapidaria: è l'edizione in tiratura limitata non veniale per i signori librai, in 300 copie, di un grigio brunastro, tendente al basalto, senza foto dell'autore, senza immagine di copertina (se non una specie di piccione in basso a destra) col taglio delle pagine dello stesso colore, il titolo in rilievo: raffinato, certo, cólto. Poi guardi meglio e ti accorgi che le segnature non sono  cucite, ma fresate. Niente di male, eh, ormai le nuove colle viniliche hanno la meglio su tutte le impaginazioni, ma come dice Nanni Moretti, nella Messa è finita, alla padrona di casa che lo accoglie a pranzo: "Tu elegante, ma con le pantofole. Non ha senso!"

4. Lo sappiamo tutti, le recensioni sono un genere malinconico, per lo più scritte male, e tristi. E poi! col romanzo italiano contemporaneo  (come ben sa chi segue Squalo Pinguino) è anche troppo facile trovare le magagne, basta utilizzare la scheda di valutazione dei libri che ci davano alle medie: riassunto, personaggi, trama. Back to basics. Esagerando: lingua, sintassi, struttura. A guardarli troppo da vicino, i libri italiani scricchiolano. Basterebbe che fossero onesti, mi dice mio fratello.
Chi? gli chiedo, mentre sudo in salita.
Quelli che ti noleggiano le ciaspe, no? dovrebbero avvertirti: con queste ci puoi andare qui, qui e qui; qua invece non servono.
Sì ma Eco?  gli chiedo
Che c'entra l'eco? dice Non c'è eco qua. Senti - E urla
No - dico, tappandomi le orecchie - è un libro onesto, quello di Eco?
Mi guarda, con la bocca aperta.
E io penso: Mah – e poi penso: MAH.

5. Che poi è vero (ed è veramente vero: verissimo!) che se tu sei un lettore di Eco, lo sai a cosa vai incontro quando apri la Ciminiera di Praga. Non puoi non saperlo. Quindi in qualche modo, sì, è un libro onesto. Ma è un romanzo? O meglio è un romanzo fatto bene? La storia è questa [*SPOILER*]: un torinese dalla personalità scissa  ama mangiare, e odia gli ebrei. Diventa falsario e falsifica documenti per i servizi segreti di mezza Europa, ma senza una qualsiasi motivazione precisa. Finisce in mezzo ad alcuni dei principali eventi storici dell'800, incontra un sacco di personaggi realmente esistiti (trattati da Eco come delle macchiette, con un uso criminale del pastiche e di quel sottogenere mai abbastanza disprezzato che è l'intervista immaginaria, nella convinzione che basti la realtà storica per rendere vivo un personaggio); partecipa a riti satanici e omicidi, fino ad arrivare a un (fintamente finto: fintissimo!) colpo di scena, degno di uno dei peggiori film di Shyamalan, tipo non so, quello nella piscina con la sirena e Barney Panofsky, o quello dopo. Insomma, basta questo per capire che no, non è un romanzo fatto bene; è un saggétto atteggiato a feuilleton, e quindi, in qualche modo, no, non è neppure un libro onesto.

(continua domani)

venerdì 4 febbraio 2011

Fotoromanza - L'ispettore Sgabello 1: "La casa dalle dimensioni sbagliate"

di Gualtiero Bertoldi


In attesa del secondo episodio dell'ispettore Sgabello (in dirittura d'arrivo), ecco il comodo pdf che raccoglie i post contenenti il primo episodio della serie.

-scarica il pdf: "La casa dalle dimensioni sbagliate"
-leggilo on-line su issu.com: "La casa dalle dimensioni sbagliate" (la nostra pagina su issu)

martedì 1 febbraio 2011

Gomco Saga (1) - Avvistamento della Gomco Nave sopra Chicago?

di Austino Attizzo


Alle ore 21,30 del 26 gennaio 2011, un oggetto volante non identificato è stato avvistato da migliaia di persone sopra il cielo di Chicago. L’oggetto si è spostato in direzione sud-ovest per poi sparire in un lampo di luce senza lasciare traccia di sé.
L’oggetto è dapprima apparso sopra il Sears Tower con un inclinazione di circa 45 gradi rispetto alla parete nord dell’edificio, per poi eseguire alcune lente circonvoluzioni senza continuità di traiettoria. Per fortuna, il fotografo Nathan Hangen era lì presente al momento dell’avvistamento. Grazie a lui e alla sua Nikon Coolpix da 12 megapixel è stato possibile scattare una foto piuttosto dettagliata dell’oggetto, che potete vedere di seguito:

Il professor Atmosfera, dal suo laboratorio di Ginevra, asserisce trattarsi della fantomatica Gomco Nave, l’astronave così tanto citata nei libri dei Suddetti e condotta dal leggendario Capitan Clamp.
Sarà tutto vero o pura fantasia?