mercoledì 17 novembre 2010

Fango - Lo scarico

di Dante Cruciani

Così si muovono gli impiegati, per sfuggire al peggior tabù degli uffici: con frettolosa noncalanza.

Si rinchiudono nei bagni e - se lo sciacquone è a rubinetto, come capita in certe aziende in cui il progresso si è concentrato, piuttosto, nelle forme contrattuali - giù cascate; per coprire, tutto. (Chiazze di umidità sui soffitti, impiegati con strappi muscolari alle spalle). In quei momenti, se capiti nelle vicinanze, puoi bussare  con tutta l'urgenza delle crisi alla porta inchiavardata, chiedendo se è occupato. Nessuno ti risponderà. Non un respiro. Usciranno, come i paguri dalle conchiglie  (una zampa per volta, poi gli occhi), solo dopo aver riguadagnato la sicurezza di non essere riconosciuti, furtivi.

Ma allora, mi chiedevo, perché? perché lasciare aperto lo sciacquone anche in assenza? Lo scròscio asimmetrico, non da zampillo, ma da tubo crepato, che trabocca sulle piastrelle, gonfia i muri, affonda tra i fossili torbidi e si riversa nei fiumi, nel Lambro iridescente, dove pescano certuni le creature che vengono impanate alle mense scolastiche. Per puro pregiudizio, mi ero convinto essere colpevole lo stagista mio pari, di poco più anziano, allontanato dall'ufficio perché scaduto: da quando era arrivato il rimpiazzo, a settembre, non più mi era capitato di ascoltare la disarmonia dello scarico gratuito. E invece.

Era bastata un'alluvione a nordest, ed ecco che il fenomeno, per effetto simpatico, era ripreso. Mi chiedeva conto di questo mistero pure uno degli agenti di commercio, arrivato con gli altri da tutta Italia per la riunione aziendale. Com'è che quando entro al bagno lo scarico è già aperto? chiedeva, disapprovando lo spreco. Alzavo le spalle. Tutta quest'acqua, diceva, e dalle tue parti? Non s'è mica allagato tutto? Sei arrivato a Milano nuotando, questo lunedì? No, rispondevo, no. Dove sto io, non è successo nulla. Da me, aggiungeva un terzo flemmatico, il Brenta ha lambito l'orlo degli argini, eravamo tutti fuori a guardare. Pregavamo la Tensione Superficiale. E tu? chiedevamo al quarto, dalle fattezze tragicamente simili a quelle del cattivo di Batman chiamato il Pinguino, Tu?

Io? Io mi sono alluvionato. Tirate fuori i soldi, mi sono alluvionato tutto.
E si muoveva tra noi - col ghigno e la mano aperta - come si muovono gli autoscontri circondati.

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