venerdì 1 aprile 2011

Squalo Pinguino!, 2 (seconda parte): ovvero, l’altra cosa che ho capito leggendo Grande Madre Rossa

de Il vostro

  
La seconda cosa che ho capito, invece, leggendo GMR, è questa: è la Travolgente Tempesta delle Stronzate [TTdS]. La TTdS è quel sistema d’accumulazione- no: non tanto di accumulazione, bensì di iperproduzione e accatastamento o subito sfilamento-via e di nuovo accatastamento eccetera di immagini e dettagli e particolari e minuzie e cose mezze-dette e paroline bastarde e traditrici con cui tu, Autore, ti periti di travolgermi; nello stesso tempo, la TTdS è anche il – è definita da, e conchiusa nel – tono che queste immagini e questi dettagli hanno: che è potente ed epico alle volte; meramente roboante altre; spavaldo eppure affettatamente buttato-là spesso: e stronzo da narratore-che-sa praticamente sempre. Va bene: va benissimo; e ad un certo punto mi sono lasciato convincere a questa tattica, e ne ho pure preso gusto. Tuttavia, sotto a questo gioco mi pare sia sottesa una specie di promessa, un accordo: l’assicurazione non-detta cioè che tu, Autore, non mi stai raccontando stronzate: ovvero, eventualmente, che le tue stronzate sono stronzate, certo, eppure in qualche modo sono plausibili: che insomma mi hai ammannito un castello di sabbia con fondamenta cedevoli di pali marcescenti ficcati in molli argille imbibite d’acqua ma che, in qualche modo, a forza di cavicchi e tiranti e contrappesi, si regge in piedi. In questo modo io posso fidarmi, e mi lascio quindi trascinare [alle volte anche piuttosto violentemente] giù verso la foce del tuo narrato, leggendo. E leggendo GMR, in effetti, questa rocambola scoppiettante e rapida – nel senso delle rapide fluviali, e io con la mia canoétta di pelli d’animale boschivo almeno a tentare a colpi di pagaia di non frangermi contro gli elementi rocciosi del paesaggio – questa rocambola, quindi, mentre leggevo GMR era riuscita a catturami nel suo flusso irresistibile.
Perché la promessa o accordo di cui si parla pare basarsi sul mero gioco dell’Abbi-fiducia-in-me-,-so-quel-che-dico: del “Guarda: tàngo campi della vita e della cultura che tu non conosci – non puoi conoscere – ma fidati: io li conosco, e sono preciso, e ti puoi fidare di me”, eccetera. Così leggi descrizioni dell’hinterland milanese e descrizioni di torture medicali e cenni di complottistica storica italiana e cose dell’ordine e del funzionamento delle forze dell’ordine e ti dici: ah sì?, ah davvero?, ma intanto la promessa e la TTdS ti travolgono trascinandoti a valle e – in definitiva – la lettura è piuttosto divertente.


Questo finoacché la fluvialità di GMR non infila quella gola stretta e piena d’occhi cattivi e caustici e malfidenti che è il Dominio dell’Informatica Contemporanea – al quale giocoforza sei in qualche modo avvezzo – e Genna spara fuori un paio di blande, leggere, quasi insignificanti imprecisioni - risibili, davvero - eppure sufficienti a farti storcere il naso, all’inizio: ma soprattutto a far svaporare la fiducia accordatagli, e a farti continuare a leggere con una specie di guardinga circospezione: a farti fiorire proprio nel centro dell’organo della lettura il dubbio che, allora, tutte le stronzate che ti ha raccontato fino a quel punto sono davvero stronzate: oh, no!


E così vai a finire GMR. Con la stessa sensazione di quando sei apprestato a una bella guidata in città, e non c’è traffico, ed è venerdì pomeriggio e sei uscito da lavoro con due ore di anticipo e c’è un sole maestoso e le ragazze in Prato e gli alberi di Giuda sono in fiore per la primavera più-crudele-delle-stagioni e insomma il gomito fuori dal finestrino e finalmente in maniche corte: e ti si piazza una macchina davanti che, uno, procede lenta, e due, tìtuba non solo agli incroci ma anche quando davvero non serve e, tre, ha dimenticato da almeno due chilometri una freccia accesa: costringendoti quindi a uscire ex abrupto dal pilota automatico, a dover mantenere concentrazione, e in definitiva a perdere nell’insicurezza i prodigiosi dettagli del panoram’attorno.


Postilla

Così, pour parler: i dettagli di cui sopra sono: la formattazione di un pc a cui segue la frase “Disco fisso annullato” [corsivo mio; p.124]; un “client di posta” misusato [p.131]; e anche una “ispezione della RAM” [p.131] che, in qualche modo, mi ha fatto storcere il naso.

E, a riguardo di questa cosa della RAM. Leggevo in preda a strazio illimitato Sappiano le mie parole di sangue, di B. Jones. L’Autrice, ad un certo punto, lamentando cose di etica e prassi della scrittura, in un accatastamento cyberpunk un po’ confusionario: Se io avessi falangi in acciaio chirurgico, un generatore di impulsi elettronici al posto del cuore, una RAM piantata nella cervice, se io fossi disumana, potrei essere persino libera di non scrivere niente. Acché io subito ho pensato: se tu avessi una RAM piantata nella cervice, signora-mia, verrebbe il momento che il di lei contenuto verrebbe, per il suo funzionamento, a perdersi: e quindi?

Ma sono solo gli occhi cattivi e caustici e malfidenti.

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